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Vision

A volte scalare l’Everest può essere facile

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Ho fiducia nell’essere umano. 
Vedo la meraviglia di cui è capace quando entra in contatto con la sua essenza profonda: l’Amore di cui è fatto, di cui si nutre e di cui può nutrire l’altro.
Credo che l’Amore sia più forte della morte, sovrano mistero della vita.
Credo possibile un mondo in cui la bellezza di tutte le creature risplenda e renda possibile la realizzazione del paradiso qui in Terra dove tutto è allo stesso tempo Uno manifestato in molti.
Credo che tutti siamo destinati alla felicità, quella duratura ed eterna, poiché essa rappresenta una nostra qualità che deve solo essere riscoperta. 

Credo nella libertà che ci permette di esprimerci, ciascuno secondo le proprie caratteristiche ed i propri colori, nella più profonda autenticità.

Credo nella possibilità di tutti di camminare e raggiungere la realizzazione della propria essenza spirituale.
Credo che, qui sulla terra, nella felicità ci sia posto per il dolore, così come nel dolore ci sia spazio per la felicità.
Credo in un mondo dove, consapevoli che stiamo affrontando un viaggio per raggiungere la piena gioia, affrontiamo insieme prove, scalini spesso dolorosi, ma che ci renderanno migliori se riusciamo a buttare il cuore oltre l’ostacolo.

Credo in un mondo dove ogni problema ha una soluzione, magari non di questo mondo, poiché ogni soluzione è dentro di noi, che non siamo solo di questo mondo.

Credo nella nostra fragilità corporea, nella nostra limitazione Terrena, poiché lì risiede la nostra forza ed è da lì che possiamo riscoprire il nostro immenso potenziale e quindi rinascere a vita eterna.

Credo nella comunità universale e nel cambiamento che ciascuno può apportare al mondo.

Credo che la vita sia la migliore scuola per il nostro sviluppo.

Nulla in questa vita Terrena è eterno fortunatamente neanche il dolore.

L’eterno sei Tu anima spirituale di immensa bellezza.

Credo in Te e credo in Me.

Insieme possiamo cambiare il mondo.

“Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” Mahatma Gandhi
 

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Mission

Libera la bellezza che è in Te!

Mission
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Desidero accompagnare colui che ha sete di cambiamento.
Desidero condividere con i neo genitori la scoperta della meraviglia dell’essere umano che si affaccia alla vita, offrendogli strumenti che possano aiutare i loro bambini a sviluppare il loro potenziale.
Desidero accompagnare nel viaggio alla riscoperta di sé le persone, agevolandole, nei momenti irti e difficili, a mantenere saldo il loro centro.

Desidero sostenere chi è alla ricerca della felicità, ccompagnandolo ad esplorare il suo mondo interiore e spirituale, per ritrovare le risorse che abbondano nel suo cuore.

Desidero viaggiare nel mondo dei talenti nascosti di ciascuno di noi e agevolarne la loro espansione.
Desidero accogliere ed ascoltare il dolore che l’umanità si porta dentro per scioglierlo e farlo diventare il carburante per una nuova vita.
Desidero stare accanto a chi mi fa l’onore di accompagnarlo verso il mistero sovrano della vita, che è la morte.
Desidero essere strumento affinchè Tu possa liberare la bellezza che in Te!

Poiché, così è:

Dando, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna
(San Francesco)

 

La mia storia

La mia storia

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I miei nomi di battesimo sono Marta Maria ed ho sempre sentito in me le due differenti tendenze della “Marta” e della “Maria” protagoniste del noto passo del vangelo di Luca (10, 38-42). La Marta in faccende ‘affaccendata’ e la Maria, attratta dalle parole di ‘vita eterna’. Provo, da un lato, la profonda connessione con il divino ed il richiamo a riscoprire il trascendente e dall’altro l’entusiasmo di vivere le esperienze del ‘fare’. 
Ho attraversato le lande deserte del lutto e sono rinata a vita nuova, così che oggi posso davvero vivere con profondo senso di gratitudine per l’esperienza terrena che mi è stata concessa.
Grande studiosa, impegnata nel sociale, “innamoratissima”, sono arrivata alla laurea in giurisprudenza con la falsa credenza di avere tutto sotto controllo. Avevo la vita in mano, avevo un senso di invincibilità, nulla poteva fermarmi. Mi sposo a venticinque anni, ho una bella casa, economicamente non mi manca nulla. Divento avvocato e ho già il mio studio avviato. Il vento è in poppa, mi sono conquistata tutto con il lavoro e la perseveranza: camminavo, anzi correvo al suono del motto alfieriano “volli, e volli sempre, e fortissimamente volli!”.

La fede mi animava nella fiduciosa convinzione che Dio sia bontà infinita e che tutto nella vita abbia un significato evolutivo.

Sono stata chiamata a rendere conto della mia “fede”.

Feci l’esame di stato incinta di Rebecca, la mia primogenita, e così mi ritrovai in pochissimo con due grandi realizzazioni: avvocato in carriera e madre. Avevo tra le braccia questo piccolo fagottino, bellissimo con gli occhi scuri, che mi scrutavano nel profondo. Eppure ero inquieta. Quando nacque seppi nell’intimo che la mia vita stava repentinamente cambiando, qualcosa di immenso e terribile era accaduto. 
Il treno della mia splendida vita, che correva a grande velocità, si schiantò improvvisamente contro un muro che non avevo previsto. 
Rebecca è affetta da un’anomalia cromosomica rara (1p.36.33 è il nome della sindrome); al momento della diagnosi c’erano solo quaranta casi nel mondo e poco o nulla si sapeva della prognosi se non che avrebbe riportato un grave ritardo nello sviluppo neuro psico motorio.
Abbandonati a noi stessi (la diagnosi ci venne comunicata per posta) mio marito Giorgio ed io dovemmo raccogliere i cocci della nostra vita in frantumi.

Come era possibile che questo fatto fosse accaduto proprio a noi?

Non avevo consapevolmente previsto una simile opzione.

Ed ora quel mio “dio”, bontà infinita, che fine aveva fatto?

Passammo tutte le fasi del primo lutto, la salute di nostra figlia, del secondo lutto, la perdita della vita immaginata, e di tutti i lutti successivi, il lavoro, la carriera ecc… Fortunatamente quell’energia divina dell’entusiasmo e della fede mi impedì di rimanere schiacciata. ‘Dio è bontà infinita’, mi ripetevo e nel profondo del cuore, anche se angosciata e spesso disperata, sapevo che questo evento era segno della sua infinita grazia, dovevamo solo comprenderlo!

Noi siamo chiamati in questa esistenza ad essere felici e pertanto dovevamo trovare la chiave di lettura che ci avrebbe restituito alla felicità.

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Con fiducia e perseveranza ci facemmo guidare da quella forza imperscrutabile della vita che è ‘maestra’. Così in breve fummo chiamati a metterci in gioco, a riprogettare la nostra vita. Iniziammo il metodo americano, noto come metodo Doman, programma intensivo di riabilitazione neurologica. Da avvocato mi ritrovai tutti i giorni, dieci ore al giorno, a lavorare duramente, “giocando” con mia figlia per strapparla dall’immobilità, dalla chiusura autistica ed ogni giorno ebbi il dono di entrare sempre più in connessione con lei e con la vita. La Marta instancabile cantava le canzoni dello “Zecchino d’oro”, pur essendo stonata come una campana, gattonava chilometri al giorno, strisciava, leggeva, faceva la matematica e molto altro ancora. 
In questo percorso vennero in sostegno nuovi amici, un nuovo universo relazionale si creò, unito, intimo, di cui vennero presto a fare parte Carolina e Chiara, che hanno arricchito la nostra famiglia e colorato questo viaggio, tanto brusco e impegnativo, quanto meraviglioso.
Rebecca ha così iniziato a “volare”, con un progresso insperato dopo l’altro. Ci ha insegnato quanto siano inaspettati i miracoli della vita: quanto sia straordinario il processo del deglutire, del camminare, del comunicare; fatti che spesso sottovalutiamo e crediamo scontati. Essendo Rebecca totalmente afasica, ho potuto scoprire altre forme di comunicazione, quelle del cuore, che ognuno di noi possiede e che chiedono solo di essere sviluppate. Questo percorso ci ha consentito di assaporare la meraviglia del cervello umano che è in grado di riorganizzarsi, così da potere sperimentare la plasticità neuronale di cui tanto oggi si parla.

Il miracolo maggiore è stato quello di vedere come è nella relazione che l’umanità esprime la sua essenza migliore.

Grazie alla solidarietà della famiglia, di amici che si sono messi a disposizione, è stato possibile realizzare l’irrealizzabile. Si è creata la sinergia di una squadra mossa dal medesimo ideale di amore incondizionato. Così oggi Rebecca è una ragazza, aperta alla vita, affettuosa e straordinaria, dalle capacità cognitive di gran lunga superiori alla media, che adora la matematica, che ha ottenuto un premio alla facoltà di fisica della Sapienza di Roma a soli nove anni. Carolina e Chiara sono due fanciulle dalla sensibilità spiccata e dalla innata predisposizione alla solidarietà e alla ricerca della comunità. 
Finito il tempo del programma riabilitativo, mi sono trovata a ripianificare la vita e a rendermi conto di quanto il cromosoma 1 p.36.33 avesse ridisegnato la mia esistenza. Con gli occhi di Maria ho sperimentato i valori essenziali. Il dolore inizialmente indicibile, lo tzunami seguito alla nascita di Rebecca e la scalata irta di difficoltà verso la rinascita, avevano forgiato la mia persona. Lasciata la professione di avvocato, che ormai non corrispondeva più alla mia anima, mi sono immersa nell’umanità, quell’umanità sofferente che ha dato un nuovo e più profondo senso alla mia esistenza.  
 

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Mi sono trovata fianco a fianco con il tema della morte.

Ho visto mia figlia morire durante le convulsioni, ho visto morire le mie illusorie aspettative di professione, di vita famigliare, ho sperimentato la paura di morire io e lasciare i miei figli, la paura della morte di mio marito, con il quale ho portato avanti questa sfida, la paura della morte dei miei figli. Ma ho anche visto la resurrezione dalle macerie. 
Marco Ferrini afferma che il tema del dolore è talmente vasto e complesso da potere essere paragonato all’Himalaya. Quanto è profondamente vero!
Tuttavia “a volte scalare l’Everest può essere facile” quando si riesce a buttare il cuore al di là dell’ostacolo ed accogliere la vita senza respingerla, aprendosi all’esperienza del dolore come esperienza trasformativa ed evolutiva.
Ho sperimentato l’impermanenza della vita, che a ventotto anni era solo una conoscenza intellettualistica. Ho sperimentato che quando entriamo in contatto con la precarietà dell’esistenza incarnata, ne apprezziamo anche tutto il suo valore. Nasce il desiderio di vivere pienamente e in modo responsabile, in una profonda ricerca di ‘senso’.

La “Maria” ha così iniziato a contemplare il mistero della nascita e della morte, alla ricerca della consapevole connessione con il divino e la “Marta” si è sentita chiamata a restituire all’Universo, all’umanità, quell’inestimabile amore incondizionato che ci è stato donato durante il programma riabilitativo, da amici e famigliari che hanno messo a disposizione il loro tempo nel tentativo, riuscito, di offrire a Rebecca la migliore vita possibile. 
Queste due istanze hanno trovato armonizzazione nell’approfondimento della conoscenza filosofica ed escatologica con il master in scienze tradizionali dell’India del Centro Studi Bhaktivedanta, nello studio dell’umano e del mondo relazionale nel corso di counseling e nell’esperienza del ‘fare counseling’, anche attraverso il servizio di volontariato in hospice. 

Il ‘vivere il morire’, il vivere la relazione umana di aiuto con persone che stanno soffrendo e sono alla ricerca di senso, con le anime che stanno affrontando l’ultimo e più importante esame della vita è pertanto la mia nuova missione della vita nella consapevolezza, nascente dall’esperienza, che è nella relazione con l’altro che si realizza la vera esperienza umana nella sua essenza.

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Il mio curriculum vitae

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